Vorrei la pelle nera anche in oratorio.
ASD Oratorio Divin Maestro di Alba, solidarietà ad Abiola Wabara
A seguito del disdicevole episodio di razzismo che ai primi di aprile ha colpito Abiola Wabara, la cestista di colore, italiana di origine nigeriana, offesa con insulti razziali e persino sputi, durante la gara valida per i play-off di A1 femminile tra Comense e Geas Sesto San Giovanni, numerosi esponenti del mondo sportivo e non solo hanno voluto condannare quanto accaduto e esprimere solidarietà all’atleta. Il razzismo non è soltanto un fenomeno inaccettabile, ma soprattutto un reato, da condannare in qualsiasi luogo e, a maggior ragione, dentro gli stadi , i palazzetti dello sport o i campetti di periferia: il fatto che ingiurie di stampo razzista siano manifestati in ambienti dove sono presenti molti bambini e ragazzi, oltre alla rilevanza penale, assume anche un carattere altamente diseducativo.
Per manifestare contro la situazione che ha visto suo malgrado protagonista Abiola Wabara, i giovani dell’oratorio Divin Maestro di Alba, un luogo dove le squadre di calcio integrano giovani di altre nazioni e religioni, hanno aderito all’iniziativa “Vorrei la pelle nera” promossa della Feder Basket e numerose altre federazioni sportive ed enti. La FIP, Federazione Italiana Pallacanestro, infatti ha lanciato la sfida, per il 16 e 17 aprile, invitando tutti i giocatori di basket, tutti i giocatori di altri sport e tifosi, ad aderire e a scendere in campo con la pelle tinta di nero per dimostrare tutta la propria solidarietà nei confronti della giocatrice cresciuta nel Basket.
E proprio così è stato fatto dai giocatori di calcio giovanile dell’oratorio Divin Maestro di Alba che promuove sport in oratorio al fine di trasmettere valori educativi, nel weekend hanno spontaneamente aderito all’iniziativa in occasione dell’ultima gara di campionato, uscendo dagli spogliatoi truccati in volto di colore nero. Insieme a loro hanno anche partecipato le squadre avversarie: Il Koala under 8, Tre Cunei under 14 e il Racconigi 86 under 14 con tutti gli allenatori e gli arbitri.
Un segnale forte e diretto per far capire che lo sport è i valori sportivi non possono e non devono essere intaccati dal razzismo.
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